Una storia triste – L’asilo degli orrori… da Facebook

L’articolo che oggi vi propongo è di una giornalista IRENE VELLA.

Ho frequentato Patrizia Madotto durante la mia esperienza nelle liste civiche del Piccini (2006-2011) credo sia stata l’unica donna che mi ha fatto scappare la pazienza, tale era l’atteggiamento di questa “signora”.

Non ce l’ho con lei, ma con chi gli ha dato i permessi senza verificare se aveva o meno le caratteristiche per prendersi cura dei nostri cuccioli. Come gli ho detto una volta: “Patrizia, fatti curare!” Avevo tristemente ragione…

Buona lettura…

Il nido degli orrori: bimbi legati e lasciati a dormire al freddo in terrazzo

Oggi voglio raccontarvi come si svolge un’inchiesta giornalistica.
In particolare modo come io la svolgo.
Di regola mi concentro su una notizia trasmessa dall’Ansa, o da qualche redazione giornalistica sulla cui affidabilità sono sicura “quasi” al 100%, e se ritengo ci possano essere degli elementi di interesse, personale o per la maggior parte delle persone che mi leggono/ascoltano/guardano, comincio ad investigare.
Cerco le fonti, telefono a persone che sono a conoscenza del caso, mi confronto con colleghi, e in caso di reati penali, mi consulto con avvocati.
Perché niente di quello che faccio possa essere impugnato successivamente o dichiarato in qualche modo illegittimo o in casi più gravi illegale.
Così lunedì una mia amica mi gira su whatsapp l’ennesimo caso di maltrattamenti ai danni di bambini.
Le vittime sono piccoli di età compresa tra i 3 mesi ed i tre anni.
Guardo i video che lasciano pochi dubbi interpretativi.
C’è una donna che li imbocca violentemente, ad alcuni tappa il naso per costringerli ad ingoiare, e poi ci sono urla, insulti e botte, ormai il menù completo di questi file orripilanti arrivati dopo la denuncia di qualcuno e grazie alla quale si è poi potuto installare videocamere di sorveglianza che hanno potuto registrare i maltrattamenti.
Solo che, come dice il mio avvocato penalista di riferimento, quando arrivano le telecamere ormai è tardi.
I danni psicologici ai danni di questi bambini non sono quantificabili, e non sono nemmeno facilmente guaribili, per alcuni non basterà tutto l’amore del mondo, e per altri nemmeno l’aiuto di bravissimi terapeuti, per guarire.
Ma la cosa che più di tutti mi ha colpito è che nei vari articoli si parla di precedenti penali per maltrattamenti.
Allora ho fatto quello che un giornalista dovrebbe fare: sono andata alla ricerca di fonti scritte.
La signora Patrizia Madotto di anni 52 è stata condannata in via definitiva nel maggio del 2018 per il reato di lesioni nei confronti della nonna paterna di sua figlia, madre del suo ex compagno (vi allego copia della sentenza avuta dal tribunale così potete leggerla anche voi).
La maestra del nido degli orrori è stata condannata per aver picchiato la donna di settantacinque anni con il bastone con il quale l’anziana camminava, non prima di averlo avvolto in un panno per non lasciare troppi segni, e per non farla urlare le ha messo uno straccio in bocca, rischiando di farla morire soffocata.
Cioè durante l’aggressione lei ha avuto la lucidità di avvolgere con un indumento il bastone e di colpirla sempre con quella parte per non lasciare segni visibili sul corpo dell’anziana.
Ditemi se questa non è una mentalità criminale, visto che poi la medesima procedura, viene riportata da vari articoli, è stata utilizzata nei confronti dei piccoli ospiti dell’asilo.
Sapete chi ha salvato la donna dalle lesioni? la nipote di 12 anni, figlia della Tata Patrizia, che spaventata, ha tolto lo straccio dalla bocca della nonna permettendole di chiedere aiuto.
Però stamattina l’avvocato della maestra arrestata ha affermato con certezza che la sua assistita non ha nessun precedente specifico per maltrattamenti in famiglia, dimenticandosi di aggiungere che non ce li ha solo perché è stata condannata per lesioni, e dovrebbe saperlo benissimo, visto che è stato proprio lui a difenderla anche in quel caso. 
Si parla di due articoli differenti per indicare anche lo stesso reato, diciamo che possiamo chiamarli cavilli legali (che allego giusto per chiarezza ulteriore).
Allora dico io tu comune di Siena che hai dato (forse?) il permesso a questa donna (che faceva pubblicità del nido familiare su Facebook anche con video recuperati on line), ma una ricerchina sui precedenti non potevi farla?
Dalla motivazione della sentenza si evince anche che la signora in questione fosse stata condannata per furto a quindici giorni, ma che il suddetto non potesse essere utilizzato come recidiva perché reato diverso.
Come a dire sì tu sei stata pure una ladra, visto che sei stata condannata per furto, ma noi non possiamo considerarlo perché adesso tu vieni condannata per lesioni, e le botte e il furto non partecipano nello stesso campionato.
Comunque dicevamo lei ha aperto il nido familiare nel 2016, è stata condannata in via definitiva per lesioni nel maggio del 2018, l’aggressione e la successiva denuncia è avvenuta nel settembre 2015, e nessuno si è preso la briga di controllare se questa donna avesse qualche procedimento penale pendente?
Quindi tu stato/regione/provincia mi stai dicendo che per aprire un nido basta avere una casa ritenuta idonea, a norma per ospitare dei bambini, basta avere un diploma di scuola superiore (qualsiasi) e frequentare 250 ore di corsi di preparazione e ci si trasforma in maestre?
In pratica la burocrazia vince sul profilo psicologico/penale di chi può aprire un nido? Quindi io pedofilo/criminale con procedimenti penali in corso (ma non definitivi) posso stare a contatto con i bambini fino a quando non ci sarà una prova concreta, visibile o una denuncia che possa permettere di installare videocamere nella struttura?
E vogliamo parlare del fatto che la signora Patrizia non era nemmeno la padrona della casa che le era stata affidata dal tribunale per la crescita sana ed equilibrata della minore? e che il comune di Siena non abbia mai richiesto la firma o il consenso del cambio d’uso (da domestico a nido domiciliare) al reale proprietario nella figura dell’ex compagno?
L’inchiesta giornalistica finisce così. 
Con una donna che invece del carcere sta ai domiciliari (nonostante le due condanne precedenti)
Con dei bambini che forse non si riprenderanno mai dalle violenze subite
La domanda è una sola.
A chiunque abbia permesso questo.
E se fossero stati i vostri figli?

Video e foto sono dell’articolo della giornalista IRENE VELLA

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