ricevo e pubblico
Pare che Siena stia improvvisamente scoprendo che nelle elezioni comunali esiste un premio di maggioranza e c’è chi si stupisce di questo o arriva addirittura a parlarne come di un evento scandaloso. Necessita allora una breve storia.
Nel 1993, a seguito del terremoto di “mani pulite” e di quella che fu definita la caduta della prima repubblica, il Parlamento ritenne di ridurre il potere locale dei partiti istituendo l’elezione diretta del sindaco, attribuendogli maggiori poteri rispetto al consiglio comunale e dandogli maggiore stabilità (nei comuni con più di 15.000 abitanti) attraverso un “premio di maggioranza”. La lista o la coalizione di liste che sostengono il candidato vincente ottengono cioè il 60% dei consiglieri comunali (20 su 32 nel caso attuale di Siena) mentre tutte le altre liste si ripartiscono il rimanente 40% (12 consiglieri). Quando nessun candidato vince al primo turno, vi è una ulteriore elezione di “ballottaggio” tra i primi due candidati i quali possono “apparentarsi” con gli altri candidati rimasti esclusi.

Scopo della legge è quello di favorire il fatto che il sindaco che risulterà eletto possa rappresentare un arco di forze più vasto di quello che lo ha sostenuto inizialmente, mitigando in parte gli effetti di limitazione della rappresentanza prodotti dal premio di maggioranza e, allo stesso tempo, permettendo all’elettorato di disporre al primo turno di rose più ampie di candidati sindaco. La possibilità di “apparentamento” rappresenta quindi un necessario completamento del sistema a “doppio turno”, ma è scarsamente praticato, perché raramente le liste impegnate nel ballottaggio trovano sufficienti affinità politiche tra i candidati esclusi e altrettanto raramente sono disponibili a condividere con altre forze i benefici del premio di maggioranza in termini di posti in consiglio comunale. Più spesso si raggiungono intese informali, magari nemmeno dichiarate pubblicamente, per ottenere al ballottaggio un sostegno di voto od anche una semplice astensione in cambio di qualche promessa di nomina o di presenza in giunta in caso di vittoria.
Qui a Siena questi meccanismi hanno avuto soltanto una parziale e lontana applicazione, perché l’unico ballottaggio è avvenuto nel 1993, tre mesi dopo la legge 81, quando il PDS, con Piccini, vinse al secondo turno senza apparentamenti, contro la DC con Carnesecchi, ed ottenne 24 consiglieri su 40. In seguito, le coalizioni di centrosinistra hanno sempre vinto direttamente al primo turno, ottenendo oltre tutto un totale dei voti di lista superiore al 60%, tale quindi da non rendere applicabile il premio di maggioranza.
Ora, dopo venti anni dalla legge 81, Siena sembra tornata ad essere una città normale, almeno sotto il punto di vista delle elezioni amministrative. La coalizione intorno al PD è ben lontana dagli oltre 20.000 voti che ha mantenuto fino alle comunali del 2011 e, ottenendo 10.952 voti, è costretta al ballottaggio e lo affronta senza apparentamenti. Neri e Falorni sono invece riusciti a superare le diversità emerse in campagna elettorale, privilegiando i punti in comune e la concorde volontà di rimuovere le incrostazioni del sistema di potere che è giunto a dominare la città ed a rovinarla. E’ stato quindi sottoscritto un formale “apparentamento” e, in caso di vittoria, la coalizione che aveva sostenuto Neri al primo turno e la lista Impegno per Siena parteciperanno congiuntamente, come prevede la legge, al governo della città ed alla ripartizione dei 20 seggi a disposizione della maggioranza.
Impegno per Siena

Scusi dott. Falorni, potrebbe rispondere ai dubbi che circolano sulle conseguenze del voto sui consiglieri? Ha visto l’ipotesi formulata dal prof. Ascheri?
Forse bisognerebbe chiarirsi le idee. perché altrimenti la gente vota Valentini per avere più consiglieri, le pare? Le sarei molto grata, anche perchè sono sempre incerta sul voto e con me il mi’ marito. Il mi’ figliolo ha già detto che va al mare e che gli sembrano entrambi dei buffoni a capo di gente anche peggio. Che gli faccio?