Ho letto su un blog un paio di post sul meraviglioso risultato di Siena Carbon Free.
E’ un risultato indubbiamente eclatante e fonte di soddisfazioni.
Ma alcune cose vanno puntualizzate.
Ne parlo qui perchè sinceramente non mi va di scrivere su un blog che trovo faziosamente ostinato a perorare cause su materie anche poco conosciute, solamente per questioni di “partito preso” e come se avere spirito critico fosse un male anzichè motivo di crescita e confronto.
Quello che in maniera capziosa li si descrive a propria volta come faziosità per partito preso, è in realtà spirito di critica verso alcuni tipi di sfruttamento delle risorse naturali.
O meglio, sicuramente c’è chi ne fa un cavallo di battaglia per fini politici, poi c’è chi, giustamente, puntualizza sul tipo di sfruttamento.
Quindi, per sommi capi, mi spiego meglio.
Lo sfruttamento delle risorse per fini di approvvigionamento energetico va bene quando sostituisce altre fonti molto più inquinanti, non va bene quando si sostituisce ad esse ma crea problemi analoghi se non peggiori.
Alcuni esempi:
La geotermia è una cosa importantissima e ben fatta, ma lo sfruttamento massiccio delle falde rischia di impoverirle ed addirittura esaurirle oltre a creare problemi di altro genere. Cito da ENISCUOLA.NET: “Le acque che circolano nel sottosuolo raramente sono acque dolci: nella maggior parte dei casi si tratta di soluzioni saline altamente concentrate, spesso contenenti sostanze fortemente inquinanti e tossiche. Il vapore acqueo è in genere associato ad altri gas, come H2S e CO2, mentre nelle acque sono spesso presenti metalli pesanti o arsenico. Questa caratteristica, tra le altre cose, impedisce un uso diretto delle acque geotermiche: a causa delle caratteristiche chimiche combinate con le elevate temperature, queste acque sono fortemente aggressive e corrodono rapidamente le tubature e le attrezzature con cui vengono a contatto, per cui si rende necessario l’utilizzo di materiali speciali. Acque con queste caratteristiche, ovviamente, non possono nemmeno venire a diretto contatto con suoli e prodotti agricoli, animali o cibi e il loro uso deve necessariamente essere indiretto.
Dal punto di vista ambientale, la qualità dei fluidi geotermici è tale per cui i gas e i fluidi di scarto devono obbligatoriamente subire un trattamento opportuno prima di poter essere reimmessi in atmosfera o nel circuito delle acque superficiali”
Questo vuol dire che la geotermia ha dei limiti soprattutto quando, come nel caso delle grandi aziende energetiche, lo sfuttamento non è mai limitato e sostenibile ma è, come nell’agricoltura industriale, mirato a massimizzare i profitti in barba alle elementari norme di sicurezza dell’ambiente.
Cioè, se immetto in atmosfera gas nocivi, se inquino i suoli o prosciugo le falde, non è che risolvo un problema; lo sposto da un’altra parte! E siccome la produzione industriale prevede tempi e metodologie a fronte di ricavi e costi e queste non sono quasi mai conciliabili con i tempi della natura, ecco che allora mi casca l’asino!!!
Si potrebbe ovviare al problema con una produzione puntiforme e casalinga, col mini geotermico, col miniidroelettrico, col minieolico e così via….
In tal modo si utilizza la risorsa quando c’è e gli si lascia il tempo di rinnovarsi.
Ancora….
I biogas.
A parte che anch’essi devono essere bruciati e quindi producono CO2, ma se, come si dice, è la CO2 che la pianta riassorbe nel corso dell’anno per crescere, il bilancio è 0.
Vero, ma solo in parte. In effetti i problemi legati a questa fonte sono altri, tipo l’utilizzo delle piantagioni monocolturali per produrre piante che massimizzano la resa del digestore (di solito mais) con conseguente perdita di biodiversità e quindi resilienza del sistema e sfruttamento senza limiti del terreno con conseguente inaridimento. Oltre a quantità d’acqua enormi e decisamente poco “sostenibili”.
Si potrebbe ovviare al problema con la miniproduzione di biogas intesa come utilizzo delle deiezioni animali e degli avanzi agricoli delle aziende. Sarebbe molto più sostenibile, non creerebbe concentrazioni di gas nocivi e cariche batteriche del digestato a volte poco gestibili come solo i grossi impianti industriali possono creare e soprattutto, utilizzando in loco il gas prodotto, permetterebbe di massimizzare la resa e l’utilizzo del prodotto finale.
Quindi ancora una volta la soluzione è puntuale e MINI.
Stesso discorso per la produzione di piantagioni dedicate a biocarburanti.
Ancor di più, addirittura, per il fotovoltaico.
Negli anni si sono fatti abusi tipo gli impianti a terra che sigillano e rendono inutilizzabili ettari di terreno coltivabile. Ma quanti ettari di tetti ci sono?
E’ possibile che un territorio che si dichiara carbon free e dedicato alla sostenibilità, impedisca quasi sistematicamente l’impianto di pannelli solari e solare termico per motivi paesaggistici o di altra natura?
Pensate che, ad esempio, nessuno mi può vietare di mettere una parabola per la tv (basta solo che mi dicano dove) ma poi ho il diritto di metterla in quanto l’installazione dell’antenna ad iniziativa del singolo condomino può essere impedito se reca pregiudizio alla stabilita’ o alla sicurezza dell’edificio, oppure se rovina il decoro architettonico della facciata. Però in quest’ultima ipotesi la Cassazione sostiene che il diritto di antenna ha la precedenza su quello del decoro dell’edificio, salvo il caso di un’ingombrante parabolica sistemata su un edificio vincolato dal centro storico, in cui puo’ essere ravvisato il reato di distruzione o deturpamento di bellezze naturali.
Centro storico…. ma in campagna o fuori dalle mura?
E così via….
Tutto questo perchè siamo in un paese in cui si cerca sempre di favorire l’accentramento delle risorse nelle mani di pochi, così da costituire monopoli che ti faranno pagare a caro prezzo.
Come? gli industriali sono quelli che fanno gli investimenti e creano lavoro? ma state parlando dell’Italia? cioè dell’Italia in cui c’è il petrolchimico di Marghera, l’ILVA, le ferriere di Servola, Trino Vercellese, le tragedie di Priolo e Casale Monferrato, la raccolta differenziata a percentuali monocifra o la terra dei fuochi?!?!?!?!
Ma ce lo barattereste, avendo sempre vissuto in un territorio più o meno incontaminato e salubre, un’industria di questo genere ed un posto di lavoro con la salute?
Ecco dov’è, a parer mio il problema di riconoscimenti si importanti, ma che non possono costituire specchietto per le allodole!
Permettetemi di mettere il mio cavolo di impianto fotovoltaico sul mio tetto (escluso centro storico ma ci sono soluzioni esteticamente più gradevoli del pannello di silicio nero) che molti problemi si risolveranno da soli.
Anche e soprattutto in un territorio in cui ci si dichiara carbon free e attenti alla sostenibilità….
FRANCESCO
