La discussione sulla forma giuridica da dare al Santa Maria della Scala è sul punto di riaprirsi grazie ad una mozione presentata da alcuni consiglieri comunali del PD.
Non è dato sapere se la riproposizione della “fondazione partecipativa” troverà nuovi consensi così come avvenne ai tempi dell’amministrazione Ceccuzzi e, francamente, non è interessante sapere se tale ipotesi giuridica all’epoca fosse stata accompagnata da una discussione sull’utilizzo dell’antico Spedale o da altre necessità.
Da allora, ci sembra che la situazione di crisi della città abbia subito una profonda accelerazione e che le previsioni di solo qualche anno fa siano da rivedere profondamente.
La discussione intorno al Santa Maria del 2011/12 non teneva conto della crisi della Banca e soprattutto di quella della Fondazione, perché predominava la volontà di tenere nascoste delle notizie che sono diventate pubbliche solo successivamente.
Nel riaffrontare, oggi, l’argomento non si può non tener conto della nuova situazione e della necessità di definire dei reali obiettivi di medio/lungo periodo capaci di rilanciare il nostro territorio su questioni rilevanti come la cultura, il benessere o l’ambiente.

È sempre più evidente che prima o poi la Banca prenderà una sua strada che, con l’aumento di capitale, la porterà nelle mani di nuovi soci ai quali l’unica cosa che potremo chiedere, se tutto va bene, è il mantenimento della sede a Siena e la tutela dei lavoratori. La Fondazione Montepaschi, viceversa, perderà la sua natura di fondazione di derivazione bancaria per prendere nuovi connotati, rispetto ai quali lo statuto appena approvato risulterà obsoleto.
Il ruolo economico di queste due entità nei confronti del nostro territorio è ormai da considerare residuale e sarà inevitabilmente superato. Si creerà, a seguito di ciò, un vuoto economico finanziario che, se non riempito diversamente, produrrà da una parte una ulteriore dequalificazione cittadina, dall’altra assisterà passivamente alla chiusura di molte attività, con una amministrazione comunale obbligata a tagliare i servizi in quantità sempre crescente.
Si impone quindi la necessità di andare oltre, di azzerare le vecchie discussioni, per approntare strumenti concreti la cui definizione possa costituire il motore di un nuovo sviluppo aggregando i punti di forza ancora esistenti.
La Fondazione Monte dei Paschi, che è già in rapporto strettissimo con la Fondazione Accademia Chigiana potrebbe e dovrebbe diventare anche il punto di riferimento del Santa Maria della Scala, costituendo una unica figura giuridica che crei la massima sinergia tra gli asset culturali più importanti: la Chigiana e il Santa Maria della Scala. La nuova entità, con un nuovo statuto calibrato sui nuovi compiti, avrebbe a disposizione le risorse rimanenti dopo la soddisfazioni dei debiti e la dismissione delle azioni residue della ex partecipazione bancaria che, inevitabilmente, è destinata comunque a diventare marginale. Risorse che sarebbero in tal modo sottratte ad ogni tentazione di rinverdire, seppure a livelli forzatamente ridotti, il sistema della voracità corporativa, del clientelismo e della dispersione improduttiva.
La concentrazione di queste disponibilità andrà affidata ad una governance diversa e capace, questa si, di rappresentare le migliori competenze locali e non, e di affrontare le sfide che il futuro ci riserva. Sfide che imporranno di uscire dalla paralisi delle rendite di posizione, che richiederanno grandi capacità progettuali in grado di creare reddito e di attirare finanziamenti (europei, governativi, bancari) a partire dalle soluzioni proposte. Mi scuso per la brevità che un articolo impone, ma queste poche righe richiederebbero almeno la disponibilità all’approfondimento, che non fossero oggetto di divisione fra gli amici e gli avversari ma solo una proposta da analizzare per verificarne la fattibilità.

sempre più rancoroso