L’articolo del quotidiano non stupisce più di tanto.
Al riguardo alcune rilfessioni.
Quando la fondazione era in uno stato oserei dire comatoso era come un lebbroso dei tempi antichi, veniva tenuto ai margini della vita sociale e meno compariva e meglio era.
Ora la fondazione è “risanata” e nonostante sia stata ridimensionata nel patrimonio e nei “dindini” a disposizione resta un prelibato bocconcino ed ecco la caccia ad una presidente diaciamo più “disponibile”.
Circa la past president si possono o meno condividere alcuni passaggi del suo avvio, ad esempio si è ben guardata dal lasciare i suoi incarichi in confindustria; tuttavia, tenuto conto del comportamento seguito da uno dei “volti nuovi” del parolaio di Firenze, questo deve essere un modus operandi diffuso nella nuova leva imprenditoriale.
A indiscusso merito della presidentessa va comunque ascritto il fatto di aver delineato una ben precisa strategia e di averla perseguita con costanza e impegno, non rifuggendo, quando ne è occorso il caso, dallo scontro con il gatto e la volpe.
In questa storia, purtroppo, il ruolo di Pinocchio appartiene ancora alla città di Siena: quando imparerà degli errori commessi? ( Chi non lo fa è destinato a ripeterli).
The best is yet to come
jl

