DA IL FATTO QUOTIDIANO (clicca per vedere il video)
Monte Paschi, il computer di David Rossi è stato manomesso dopo il suicidio
Chi è entrato nell’ufficio per diversi minuti nelle ore trascorse tra il decesso e il sequestro del materiale da parte degli inquirenti avvenuto solo la mattina dopo? A distanza di un anno sono ancora molti i punti oscuri nell’inchiesta sulla morte del manager
Nonostante la chiusura delle indagini sia stata notificata a luglio, gli inquirenti hanno sentito altri testimoni fino a dicembre e svolto ulteriori aggiornamenti sfruttando il fascicolo parallelo aperto il 5 luglio a seguito della pubblicazione sul Fatto Quotidiano dello scambio di mail tra Rossi e Viola. Anche su questi elementi si è concentrata l’attenzione del gip Monica Gaggelli che ora deve esprimersi sull’archiviazione dell’inchiesta sull’induzione al suicidio di Rossi. Archiviazione chiesta dai pm titolari dell’indagine, Nicola Marini e Aldo Natalini, che ha visto l’opposizione dei familiari della vittima e sulla quale Gaggelli lo scorso 13 dicembre si è riservata. Ma la decisione, garantiscono fonti vicine alla Procura toscana, è attesa a giorni. Alla luce di quanto emerso non è escluso un supplemento di indagini.
A ormai un anno esatto da quel 6 marzo, quando Siena scoprì che i freddi numeri dell’inchiesta scandita da bilanci, swap, derivati e mandate agreement, avevano ucciso l’unico contradaiolo rimasto ai vertici della banca. Lo scrive Carla Ciani nella sua relazione e lo conferma anche a verbale davanti ai pm: “Per lui (l’indagine, ndr) rappresentava un dramma”. Ciani è una coaching, chiamata in azienda da Viola per motivare i manager della banca tra cui Rossi, cui era stato sottratto da poco il settore della comunicazione interna e affidato a Ilaria Della Riva. Inoltre aveva subito una perquisizione, a casa e in ufficio, a fine febbraio che lo aveva “profondamente scosso”, aggiunge Ciani. La mattina del 6 marzo Ciani incontra Rossi nel suo ufficio per due ore. È un incontro motivazionale fissato da tempo. Il 13 marzo la coaching racconta ai pm: “Era molto agitato (…) mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita (…), continuava a chiedersi senza trovare risposta se c’era qualcosa che avrebbe potuto comprometterlo. Si sentiva quasi il senso di disgrazia imminente: questo era fortissimo – rivela Ciani – tant’è che usava espressioni quali ‘ho paura che mi possano arrestare’, ‘ho paura di perdere il lavoro’”. Infine: “Continuava a dire di aver fatto delle cavolate, ma l’unica cavolata rappresentatami come tale è stata questa mail scritta a Viola”.
Mail individuata dalle indagini solo in un secondo momento grazie esclusivamente a ricerche specifiche e mirate. Anche a seguito di questa evidenza sono stati sollevati dei dubbi su una possibile manomissione del computer di Rossi. Già nel primo verbale redatto il 7 marzo alle 15.15 i pm Natalini e Nastasi rivelano numerosi “accessi sospetti” avvenuti dopo il decesso. In particolare nella notte del 6 marzo “alle ore 21.50; 21.56; 1:24 e 1.37”. Nello stesso verbale la questione veniva liquidata con la perizia di Marco Bernardini, responsabile Itc della banca: “Movimenti del mouse”.
Successive perizie specifiche avrebbero invece accertato che in almeno due casi (21.50 e 1.24) qualcuno è entrato nel pc con le password e lo ha usato per 6 minuti e 17 secondi al primo accesso e per 13 minuti al secondo. Nello storico agli atti ci sono anche accessi successivi avvenuti il 7 mattina ma questi sono indicati e riportati nei verbali di perquisizioni e sequestro da parte delle autorità e accompagnati dalla ricostruzione delle operazioni iniziali effettuate per recuperare la password compiute il 7 mattina. Appare dunque quasi certo che la sera dopo il decesso di Rossi qualcuno è entrato nel suo ufficio. Anche il confronto tra i rilievi immediati svolti dai Carabinieri, i primi a intervenire sul posto, e le foto repertate il giorno successivo, ci sono numerose differenze anche nella disposizione degli oggetti nella stanza. Eppure dai verbali dei testimoni nessuno dopo le 22 era in Rocca Salimbeni.
da Il Fatto Quotidiano del 23 febbraio 2014
Grazie, caro Santo!
Più se ne viene a sapere, più cresce una certezza: che i blogger con questa storiaccia ci sono entrati tra lo 0 e lo 0,001%.
Chissà se anche qui qualcuno avrà la dignità di chiedere scusa, prima o poi…
L’eretico
Credo che le scuse non le faranno, nemmeno si chiederanno cosa c’è dietro, troppo distratti dal Basket o dal Calcio!!!
Sconcertante avere certe notizie da giornali esterni. I giornalisti ed i direttori dei quotidiani cartacei senesi dove sono? Cosa fanno? Sono impegnati a fare cosa? Forse a girare alla larga da tale fatto per paura di ritorsioni? Una bella e doverosa inchiesta sarebbe, da parte loro, auspicabile: perchè non viene effettuata? Una volta, la stampa, veniva considerata il quarto potere. Non è che a Siena ci sia stata una mutazione genetica che da “quarto potere” si è trasformata al “servizio del potere?”
La cosa più inquietante è leggere che come per “Ghost” c’è chi muove il mouse……peccato che non lo faccia con spirito di giustizia come il protagonista del film….o forse potrebbe essere un’ idea trovare una “Melinda Gordon”….sperando che il povero Rossi abbia ancora qualcosa in sospeso……Santo prova ad intercedere!!!!