Mercoledì scorso si è tenuto presso il Circolo Pd di Sant’Agostino in Via di Città 101 un incontro voluto dallo stesso segretario, Giuseppe Bonura, in cui è stato affrontato il tema delle gare di appalto al ribasso al fine di trovare soluzioni adatte a limitarne l’uso e di determinare un rapporto concreto tra legalità e sviluppo economico sostenibile.

Da quella sede il Pd senese lancia una campagna politica contro il massimo ribasso negli appalti pubblici.
Bonura apre l’incontro con un’intervista in cui usa un’espressione forte: “la pratica del massimo ribasso è istigazione a delinquere!”.
E su Il Cittadino Online evidenzia la coesione trovata in seno al Pd senese sull’argomento: “già il Sindaco Bruno Valentini e il Vicesindaco Fulvio Mancuso (.) la consigliera comunale Giulia Periccioli (…) hanno condiviso con me la necessità di uno scatto in avanti su questi temi sia a livello comunale che nazionale”. (…) “Auspico che nel Partito possa affrontarsi una discussione che conduca il Gruppo del Pd in Consiglio Comunale ad elaborare una mozione che impegni l’Amministrazione comunale a limitare il ricorso al massimo ribasso. Ne ho già parlato sia col Sindaco che col Segretario del Partito e alcuni consiglieri. Mi sembra che ci sia una forte condivisione su questo punto. Questo sarebbe già un importante segnale politico. In questa battaglia ci serve unire il mondo del lavoro onesto, sindacati e piccole e medie imprese”.
Il dibattito è più in generale in seno alla pubblica amministrazione tutta degli enti locali che, schiacciati da un federalismo fiscale non realizzato e dalla spending review orizzontale e verticale degli ultimi anni, ricorrono all’uso improprio o smodato delle gare al ribasso per gli affidamenti di appalti, servizi e forniture.
I principali problemi su cui si è discusso in occasione dell’incontro, e che emergono dall’uso di tali procedure di gara, sono la mancanza di garanzie sul trattamento dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici e di tutela dell’occupazione, il rischio di promuovere piuttosto che di contrastare pratiche di concorrenza sleale tra le imprese, scarsa qualità delle prestazioni, il pericolo del generarsi di situazioni di corruzione e malaffare.
L’analisi però dell’operato dell’amministrazione mostra che qualcosa sfugge allora al Pd senese, e soprattutto alla componente che risiede in amministrazione comunale e che poi approva in sede consiliare o presenta in nome della giunta, recatasi all’incontro dalla nobile tematica, che le ultime gare di appalto sull’affidamento di servizi del Comune di Siena sono tutte con offerta al ribasso.
Si tratta in ultimo dell’appalto per l’affidamento dei servizi di accoglienza per il pubblico al Complesso museale del Santa Maria alla Scala per un periodo di 10 mesi con possibilità di proroga non superiore a 3.
Primo per importanza se si considera il valore del Complesso Museale per la Città di Siena e per la stessa programmazione di questa amministrazione ferrata, non c’è che dire, sui temi del turismo e della cultura.
Dopo aver impegnato fondi pubblici neanche 3 mesi fà per i medesimi servigi si ricomincia: un’altra gara, un’altra commissione, altra documentazione, e magari un altro periodo di vacanza, magari chiudono le porte del Santa Maria alla Scala anche stavolta, straordinariamente è ovvio per Chiusura non programmata!
L’affidamento pare quanto mai complesso. E non potrebbe essere altrimenti per un Complesso museale.
Eppure quel valore posto quale massimo corrispettivo per il servizio – € 200.000,00 – mantiene il bando di gara per servizi sotto soglia comunitaria.
La durata, 10 mesi, non permette di certo di organizzare un sistema di gestione aziendale solido, che nel tempo, dopo un po’ di rodaggio, possa decollare.
Proporzionalmente i conti non tornano.
L’amministrazione comunale vuole promuovere il Santa Maria alla Scala e lo fa con una gestione dei servizi con un’offerta al ribasso che non profuma neppure d’Europa, un controsenso.
Ma giochiamo con i numeri.
La durata si allunga notevolmente da 113 gg del precedente bando di gara lo scorso ottobre a 10 mesi con medesima proroga sino a ulteriori 3.
Il corrispettivo, oggetto di offerta al ribasso, in proporzione si abbassa notevolmente da € 147.738,04 oltre I.V.A. e oneri per la sicurezza pari ad € 3.600,00 iva inclusa a € 200.000,00 oltre I.V.A. ed oneri per la sicurezza pari ad € 4.861,00.
Considerando il solo corrispettivo dell’offerta rispetto al tempo e non tenendo conto della proroga che ha pari valore, se 113 gg stanno ad € 147.738,04 oltre Iva, quanti gg stanno ad € 200.000,00 oltre Iva? Forse 300?
113 gg: € 147.738,04 = x gg : € 200.000,00
X gg = 113 gg * € 200.000,00 = 152,97 gg
€ 147.738,04
153 gg anziché 300 gg (10 mesi * 30 gg)
I conti non tornano.
Stessa sorte spetta agli oneri per la sicurezza.
Se consideriamo il costo giornaliero precedente otterremmo € 31,858 (€ 3.600,00/113 gg ), oggi gli oneri si abbassano a € 16,20 giornalieri (€ 4.861,00/300 gg).
Sotto il nome piuttosto semplice di “servizi di accoglienza” tra parentesi si esplicano una serie di compiti che richiedono gradi di professionalità e competenze anche piuttosto specifiche: servizi didattici e bibliotecari, organizzazione di mostre ed eventi, visite guidate, vendita di servizi e prodotti turistici, che dovranno ricevere l’approvazione dell’amministrazione comunale, che diviene “imprenditore” turistico anche.
Non bastavano le fanpages degli amministratori comunali per promuovere questo piuttosto che l’altro albergo o ristorante varcando il confine del personale-istituzionale.
Tralascio per ovvi motivi i servizi di caffetteria.
Inoltre è a carico dell’affidatario del contratto la realizzazione di mostre, previste nell’ambito della programmazione già deliberata dal Comune di Siena fino ad una concorrenza massima di € 600.000,00.
Ma sbaglio o per la promozione e pubblicizzazione di mostre ed eventi, l’amministrazione comunale non ha indetto da poco un ulteriore bando?
Non sbaglio, ne ho anche scritto su…di durata triennale per € 135.000,00 per 3 anni con Uffici Stampa e Comunicazione in Comune che pullulano di dipendenti, stagisti e tirocinanti che per un pò potranno girarsi i pollici!!
Dovrà essere poi proposto dall’aggiudicatario un piano di comunicazione che promuova il Complesso museale e lo valorizzi agli occhi del maggior numero di destinatari possibile e la proposta culturale degli eventi.
Ma di politiche di promozione e valorizzazione della cosa pubblica “Santa Maria alla Scala” è un soggetto privato che dovrà occuparsene?
L’amministrazione comunale non né ha il tempo o peggio ancora le conoscenze, le capacità professionali e l’esperienza per farlo?
Mi renderò impopolare, ma menomale che il titolo di Capitale europea è toccato a qualcun altro se di questo tenore sarebbe stata la gestione della cultura e della storia senesi.
Oltre al corrispettivo contrattuale, pari dicevamo ad € 200.000,00 ed oggetto di offerta al ribasso, l’aggiudicatario avrà diritto ad una percentuale sugli introiti dei biglietti staccati all’ingresso nella misura massima del 30%, che in sede di gara potrebbe ridursi in seguito a richiesta più sfavorevole per sé da parte dello stesso aggiudicatario, agli introiti derivanti dallo svolgimento delle restanti attività detratta una quota spettante all’amministrazione nella misura minima del 10%, oggetto anch’essa di valutazione in sede di gara ma al rialzo.
L’aggiudicatario verserà inoltre un canone all’amministrazione in un’unica rata pari ad € 22.000,00, salva diversa e migliore offerta in sede di gara.
In breve:
- Percentuale di ribasso sul corrispettivo riconosciuto dall’Amministrazione di € 200.000,00 oltre IVA;
- Percentuale di ribasso sulla quota parte degli introiti per gli ingressi a pagamento (quota base 30%);
- Percentuale a favore dell’Amministrazione sul fatturato per tutti gli altri servizi (minimo 10%);
- Aumento percentuale canone (canone base € 22.000,00).
Al bando è poi allegata una tabella riepilogativa degli ingressi registrati negli ultimi 3 anni al Santa Maria alla Scala e una con gli incassi del Bookshop.
Prendiamo in considerazione il n. di ingressi del 2014 – 46.665 – diamo per buono che un 25% ha diritto all’ingresso gratuito (residenti, bambini, scolaresche, giornate ministeriali) e consideriamo paganti il 75%, circa 34.999 visitatori a € 9,00 cadauno, sarebbe da registrare un introito di € 314.988 = al Comune spetterebbero € 220.492,00 (il 70%) praticamente l’importo per l’affidamento, e all’aggiudicatario € 94.496 (il 30%).
Pertanto € 94.496,00 + € 200.000,00 – € 22.000,00 (canone) è pari ad una gestione di neppure € 1.000,00 al giorno su 300gg.
€ 94.496,00 + € 200.000,00 – € 22.000,00) / 300gg = € 908,32
Se si aggiungono i possibili 90 gg di proroga si arriva a € 699,00.
Può essere possibile per un’azienda o una società far fronte alla gestione di un Complesso museale con neppure € 1.000,00 al giorno?
E a tutti gli altri costi l’aggiudicatario come farebbe fronte?
Ah già con gli introiti delle restanti attività che dovrà comunque organizzare e gestire (mostre, eventi, didattica, ristoro…) e con eventuali aperture straordinarie e rinunciando anche all’entrate per gli ingressi quando gratuiti per le più svariate motivazioni?
Quindi per 10 mesi, con possibilità di proroga sino a ulteriori 3, l’aggiudicatario dovrà improntare un piano aziendale con un piano di promozione e comunicazione per tutti i servizi richiesti, tutelare l’occupazione dei lavoratori nel cambio dell’appalto che, a fronte di quanto detto sopra, gli garantiscano anche un profitto.
Perché il profitto è l’obiettivo ultimo di un’azienda o di una società.
Il rapporto ricavi – costi deve avere valore positivo, il beneficio che la collettività riceve per il servizio non è affar suo.
Non è quindi un bando a cui il maggior numero delle aziende possano partecipare, d’altronde l’amministrazione lo sa bene, e lo indice a procedura negoziata, e non tutela dai rischi di gestione.
Forse, e questo è solo il parere di una cittadinuncola, sarebbe stato preferibile e qualitativamente migliore optare per il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per un Complesso museale di importanza internazionale, dove efficienza, efficacia e qualità sarebbero stati i criteri su cui improntare la gestione, magari per un periodo più lungo che potesse garantire stabilità all’organizzazione e sviluppo anche di progetti innovativi, maggiori possibilità occupazionali e rapporti di collaborazione più solidi tra il privato-gestore e l’amministrazione comunale, tra questi e gli altri enti territoriali o gli operatori di settore.
Ma che fantasie sono queste quando rimane ancora da chiarire l’aspetto più grave della questione, e gravante in capo a questa Amministrazione: la mancanza di un chiaro progetto di cosa sia adesso e di cosa sarà il Santa Maria alla Scala.
Mara Morini
UBI MAIOR MINOR CESSAT, ovvero se si mette una foto così tutto il resto manco lo vedo!
Serve a tenere alta l’attenzione!!!!
Cara Mara, tu vorresti chiedere al Valentini cosa è oggi e cosa sarà in futuro il Santa Maria? Ma non vedi che giorno dopo giorno lo stanno distruggendo? Come d’altronde stanno sgretolando la città… Cosa vuoi che ti dica?