di Pierluigi Piccini
Ho pubblicato un articolo sul mio blog che ha avuto un grandissimo successo dal titolo: aboliamo lo “storico”. Nessun rischio, ovviamente, per gli storici, solo una critica all’uso improprio che si fa degli avvenimenti che diventano, in una logica di marketing, tutti eventi storici. Stranamente e senza volerlo l’articolo ha coinciso con una serie di prese di posizione che dall’affermazione fatta da Daniele Magrini al convegno di M5S sulla commissione di inchiesta per Mps, si è sviluppata sui social per merito del vicesindaco Fulvio Mancuso. Magrini sosteneva una tesi condivisibile che il passato non va rimosso, anzi deve essere conosciuto e ricostruito facendo riferimento soprattutto ai documenti per capire ciò che è accaduto. Solo, in questo modo, sarebbe possibile ripartire per ciò che ci attende nel futuro: giusto! Mancuso per contro, portatore secondo lui di un cambiamento, il passato dovrà chiarirlo la storia: è ora di metterci sopra una pietra e pensiamo al futuro. Meglio io, noi di questa amministrazione siamo il futuro, bene! Se lo dite voi. In base a questa teoria non dovremmo più preoccuparci di nulla, di ciò che è accaduto e guardare al sol dell’avvenire che è davanti a noi. Quindi, di Ampugnano, delle vicende del Monte, della Fondazione, di David Rossi, della Sansedoni e del malaffare non dobbiamo più preoccuparcene perché saranno le aule dei tribunali a fare “chiarezza”, abbandoniamo il giudizio politico alla storia e guardiamo avanti. Poi magari come nel caso del processo di Milano non ci si costituisce, neppure, come Fondazione parte civile nella causa penale, non si va nelle aule di tribunale!. È un po’ di tempo che assistiamo a questo tentativo di chiudere con il passato e si capisce bene a chi fa gioco. Il momento più alto di questo tentativo fallito, poi vedremo perché, è stato sicuramente la redazione del libro dell’Allegranti epigono di quella volontà di Ceccuzzi, Profumo coadiuvati da Valentino Fanti, di passare come il nuovo che annulla il passato. Noi siamo la novità! In effetti c’è un filo che legga tutti i protagonisti dell’annullamento del passato, si chiama appunto il nuovo! Ciò avviene nel caso di Mancuso con la storia; con i protagonisti inossidabili del PD di questi anni con atti di natura politico-editoriale, o con il movimento cinque stelle che tenta un’altra strada: quella dell’appropriazione di ciò che è accaduto con l’obbiettivo di ricordare o rimuoverere degli episodi importanti nella logica, appunto, della novità. L’obiettivo di quest’ultimo è, come tutti quelli che fanno politica legittimo. Mi permetto solo di dire che non tutte le vacche di notte sono grigie, ad esempio: l’esperienza del 2006. Esperienza che fallì perché una parte dell’opposizione, FI, capeggiata da Verdini si accordò con il PD. Lo strumento in loco fu Angelo Pollina, ebbene, uno di questi attori ha preso la parola al convegno riscuotendo un certo consenso. Cito questo episodio perché qualcuno che oggi milita nel movimento ha partecipato alle elezioni del 2006 in un ruolo da protagonista e se quella operazione fosse andata in porto le sorti di Siena sarebbero, oggi, diverse; così tanto per ricordare. Ma perchè la tesi della rimozione del passato non funziona? Non funziona per il semplice motivo che è ancora tutta presente e che né le aule di tribunale, né la magistratura sono riusciti a fare chiarezza e pesano sempre molto nell’immaginario collettivo dei senesi. È presente quando si parla di David Rossi, è presente quando Clarich, voluto proprio da questa amministrazione, non riesce a gestire la Fondazione, è presente quando la Sansedoni è diventata un cumulo di macerie, è presente quando nessuno ci dice cosa è realmente accaduto ad Ampugnano e via discorrendo. Riusciremo tutti insieme a seppellire il passato quando si farà effettivamente chiarezza. Personalmente la mia parte l’ho fatta in consiglio comunale, con gli articoli partendo da quelli su Zoom e infine pubblicando un libro, mi sono messo in discussione. Ma tutti i rottamatori non ci si vogliono confrontare, lo hanno rimosso sarebbe stato interessante, viceversa, discutere nel merito e capire quanto c’è di vero e quanto ancora ha bisogno di essere approfondito. Il PD ha scelto la strada del silenzio, inventandosi una falsa novità: il Valentini, che solo ora si capisce bene e fino in fondo a cosa è servito. Lo ha capito per primo proprio Mancuso che lo ha voluto e sul quale si è impegnato interpretando una parte delle volontà cittadine. Quelle volontà che esistono e che resistono da sempre, ma che oggi annaspano, quest’ultime incapaci di trovare un futuro alla città e che vedono come fumo negli occhi le elezioni anticipate: dopo tutto quello che è successo la questione morale è un dettaglio! Forze incapaci di approntare una strategia proprio per la debolezza dell’amministrazione ben lontana da essere una novità: il nervosismo del vicesindaco ne è una riprova evidente. Il tutto mi ricorda il lavoro di Losey sul Don Giovanni di Mozart e sul secolo che non riesce a nascere: il vecchio non muore, il nuovo non può nascere e in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati.