Ricevo e pubblico questa lettera di un lettore.
Dieci minuti interessanti quelli di Mancuso a Siena TV. Abbiamo capito molto delle sue strategie, vediamo. La prima è che le distanze con Valentini sono ormai evidenti, potremo dire tranquIllamente che lo ha mollato. Quel Valentini che lui stesso ha fermamente voluto e che ormai gli costituisce una zavorra per le strategie future. La seconda è quella di aver ammesso che lo spirito che gli hanno fatto vincere le primarie si è smarrito per strada, che è stato realizzato solo in parte, secondo la sua visione. Quindi, dovremo pensare, che ci sarà bisogno di un secondo mandato per realizzarlo pienamente. Tirando le somme: Mancuso si sta preparando per una nuova esperienza amministrativa e sta mettendo a punto gli argomenti per affrontare le critiche di un mandato amministrativo rovinoso che lo ha visto protagonista. In questa logica i fallimenti acquistano, per il vicesindaco, un sapore positivo. Nelle rivendicazioni “positive” ci manca solo che voglia metterci la nomina di Clarich a presidente della Fondazione. Nomina che lo ha visto principale protagonista dopo l’abbandono della Mansi. Ma il vicesindaco si fa anche garante di quella parte del PD che non vuole fare chiarezza sulle vicende del passato e di quei tanti attori che hanno gestito il potere nel recente passato. E questo proposito abbiamo assistito ad un vero e proprio “capolavoro” teorico: il giudizio su ciò che è accaduto spetta alla magistratura e alla storia. La valutazione politica va sospesa, va abbandonata perché se si facesse permetterebbe agli elettori di scegliere. Questo è il vero motivo per cui sulla rovina della Fondazione tutti sono responsabili e nessuno è colpevole, secondo Mancuso. Il danno rivelantissimo non ha colpevoli e non ci saranno neppure con la commissione d’inchiesta regionale che non è chiamata a verificare gli errori, ne a capire chi li ha commessi. E nella chiamata a correo si salvano tutti i membri della deputazione amministrativa come quelli della deputazione generale, i responsabili della Sansedoni e i rappresentanti delle istituzioni. Il vero colpevole della sparizione di 13 miliardi di euro finisce per essere la sventura di un periodo di crisi che ha portato sfortuna.
Sotto la trasmissione a cui si riferisce il nostro lettore