Ricevo e pubblico
L’incontro fra Scaramelli e Piccini sta suscitando tanto interesse e tante preoccupazioni nel mondo della
“politica senese”. Diverso è l’atteggiamento da parte di molti elettori di qualsiasi schieramento che guardano incuriositi e desiderosi di sapere se qualcosa di nuovo stia nascendo, ma soprattutto, se ci sono idee programmatiche concrete per il rilancio di Siena e del suo territorio. Sono passati 14 anni da quando Piccini ha lasciato il governo diretto dell’amministrazione e in questi anni è successo di tutto: l’attacco alle Torri Gemelle, il terrorismo internazionale, una crisi economica devastante che ha cambiato e sta cambiando gli stili di vita delle persone.
Sono cambiati i partiti, il rapporto di questi con gli iscritti e con gli elettori. A Siena è sparito il legame della banca con la città, distrutta una Fondazione bancaria; ci sono stati avvisi di garanzia pesanti, commissari, impotenza amministrativa. E dopo tutto questo, ci sono persone che abbaiano alla luna, quelle persone (maggioranza e opposizione) che hanno costituito il puntello al governo dei DS prima e del PD dopo (dal 2001) e che oggi per l’ennesima volta, nonostante tutto quello che hanno contribuito a distruggere,
ma hanno il coraggio di attaccare di ripresentarsi, inossidati, con le vecchie formule per il solito posto in più. Ma di cosa hanno veramente paura? Che questo ruolo di ulteriore sostegno a un PD indebolito, stanco, in cerca di identità non lo possano più svolgere ne loro né i loro accoliti. Il PD da un nuovo dialogo con Piccini e con le sue relazioni ne uscirebbe rinforzato tanto, forse, da non avere più bisogno né dei cespugli, né dei soliti giochini che hanno paralizzato la città in questi anni con uno scambio scandalosamente al ribasso.
Il PD, inoltre, si potrebbe svincolare, con una attenta politica delle alleanze sociali, anche dall’abbraccio soffocante di alcuni rappresentanti della borghesia cittadina che poco hanno portato, ma molto hanno preso appoggiandosi, questi, a una forza elettorale che almeno nei numeri era vincente. Quell’abbraccio che aveva già soffocato la città e il PCI agli inizi degli anni novanta. Non sappiamo se queste saranno le questioni che verranno affrontate da Scaramelli e Piccini il 30, vorremmo sperare, comunque, che almeno ci provassero, perché anche di questo abbiamo bisogno: sperare che qualcosa possa cambiare davvero.
Filippo Romagnoli