Durante la seduta del 12 luglio 2013, il consiglio comunale, a maggioranza, ha sostanzialmente dato il via libera alla rimozione del vincolo di voto del 4 per cento per i soci privati in assemblea della Banca MPS, un vincolo che era posto a tutela della Fondazione e della comunità senese. Nell’occasione, un nutrito gruppo di 12 consiglieri presentò un ordine del giorno alternativo, nel tentativo di salvare la senesità del Monte, tentativo stroncato da 20 voti contrari (PD e alleati, più il rinforzo del consigliere Marzucchi, e compreso il voto del sindaco Valentini), e appunto solo 12 voti favorevoli (Alessandro Trapassi,Laura Sabatini, Luciano Cortonesi, Marco Falorni, Giuseppe Giordano, Eugenio Neri, Laura Vigni, Pietro Staderini, Andrea Corsi, Massimo Bianchini, Enrico Tucci, Mauro Aurigi). Era assente il consigliere Pinassi.
Il momento del voto fu ovviamente preceduto da un lungo dibattito. Affinché non si perda la memoria di ciò che nell’aula consiliare è stato detto, e non ascoltato dalla tetragona maggioranza, qui di seguito pubblichiamo la trascrizione dell’intervento pronunciato da Marco Falorni, capogruppo di Impegno per Siena.

Eutanasia della senesità del Monte dei Paschi: state per staccare la spina. Voglio ricordare le dichiarazioni del sindaco Valentini in campagna elettorale, e anche subito prima del ballottaggio, che erano contrarie alla rimozione del vincolo del 4 per cento. Anche per questo il sindaco ha vinto, sia pure di misura, le elezioni.
Voglio ricordare qualche altra dichiarazione. Per esempio, ho qui un articolo a firma Siena Cambia del 18 giugno scorso, in cui si dichiarava la netta contrarietà alla rimozione del vincolo. Ma quale Siena Cambia era? Come voteranno oggi i consiglieri di Siena Cambia? Io di due credo di saperlo, ma con curiosità vedrò gli altri tre fra poco.
Ho qui un articolo del 15 giugno, a firma di Mauro Marzucchi, mio collega di banco, in questo momento assente, in cui definiva una proposta sconcertante la richiesta di rimuovere il vincolo del 4 per cento. Io spero che almeno l’amico Mauro non abbia cambiato idea e nel voto oggi si comporti di conseguenza.
Ho qui un articolo del 9 luglio scorso, praticamente di ora, in cui si legge che alcuni sindaci della provincia, non identificati, non specificati, avrebbero scritto al sindaco Valentini, al presidente della Provincia e, stranamente, al segretario provinciale del PD, la loro opinione in merito alla rimozione del vincolo, ritenendola inopportuna e grave, in quanto al momento non ci sono le garanzie che la Fondazione ne tragga benefici.
Ecco, al di là del comportamento di questi sindaci anonimi, mi verrebbe di rivalutare i blog cosiddetti “anonimi”, tanto attaccati. Almeno i sindaci si firmino, e almeno cerchino di non avere problemi a rendere pubbliche le loro lettere su argomenti così importanti, e rivolti a istituzioni; ma non solo, rivolti anche al segretario Guicciardini, tanto per non confondere la politica con le banche… Sindaco, ce lo dica lei, in un intervento conclusivo, chi sono questi suoi colleghi che le hanno scritto. E’ vero che le hanno scritto, perché qui non ci sono state smentite, dunque chi sono i sindaci, e perché hanno scritto anche aGuicciardini?
La mozione del PD, come al solito quando è scritta da questo partito, è lunga e inconsistente, e nella sostanza lascia mano libera al presidente Profumo, il quale – leggiamo proprio in questi giorni – addossa ai pasticci della precedente dirigenza i guai attuali. Sicuramente i pasticci ci sono stati, ma chi è stato tra i più forti sostenitori della rielezione alla presidenza dell’ABI di colui che era il massimo responsabile di questi pasticci? Non era stato lo stesso Profumo? Era andato a dirlo perfino alla giornalista Annunziata in televisione, in RAI, se la memoria non mi inganna.
Si parla tanto di questo vincolo del 4 per cento come un vincolo arcaico, come una manifestazione di provincialismo, ma l’Unicredit ce l’ha un vincolo simile, al 5 per cento, e ricordo che l’Unicredit non ha rimosso il vincolo del 5 per cento, ha rimosso Profumo!

Bene, la volontà della Fondazione ormai è evidente, dopo l’incontro con il presidente Gabriello Mancini di alcuni giorni fa, ormai lo abbiamo capito, ma abbiamo avuto anche la conferma che non c’è una legge, né regionale, né nazionale, né europea, che ci obbliga a fare una scelta in un certo senso. Ci sono deidesiderata, ci sono “dei cercate di fare”, ma allora dov’è la nostra libertà? E la libertà della Fondazione? Una legge che ci obbliga non c’è, si tratta di una scelta, una scelta da fare con responsabilità. E teniamo presente che chi farà questa scelta, cioè la Fondazione, in passato, ha già gravemente, ma molto gravemente, sbagliato, e che anche più recentemente, in epoca commissariale, quindi senza un sindaco eletto a rappresentare con forza particolare il Comune di Siena, la Fondazione ha fatto altre forzature dando deleghe estesissime al presidente Profumo, deleghe che, a mio parere, sarebbero da rimuovere, da revocare, e questo sì che andrebbe scritto nella mozione programmatica…, che faremo, perché la mozione del PD di oggi non è certo una mozione programmatica, la quale del resto non era all’ordine del giorno, signor Sindaco. Ne parleremo a parte con dovizia di particolari.
Tra le forzature, poi, della Fondazione, il cambiamento dello statuto, cioè proprio quei dirigenti che così grave danno hanno fatto, hanno cambiato lo statuto a loro piacimento, sentendo tanta gente, ma non ascoltando il Comune di Siena, perfino il commissario aveva detto loro: aspettate; e loro sono andati avanti. Lo sapete bene quanto me.
Oggi lo statuto nuovo della Fondazione non garantisce più – così è scritto – la permanenza della direzione generale e della sede del Monte dei Paschi a Siena.
E tutto questo è stato fatto in scadenza di mandato, ed ora, più che mai in scadenza di mandato, si vorrebbe decidere sul tagliare il cordone ombelicale con la comunità senese, attraverso la rimozione del vincolo del 4 per cento. Mi pare un po’ troppo. Se è vero che la Fondazione è autonoma, è libera, come legittimamente la stessa ci ricorda in continuazione, allora sia libera di decidere, ascoltando la voce di Siena, che è arrivata in questi giorni da fonti autorevoli, non solo da settori importanti di questo consiglio comunale. La voce di Siena, e non solo quella di Roma e Bruxelles, che poi quella di Bruxelles non si è nemmeno capito se c’è, e qual è, perché si parla di altre cose a Bruxelles.
E’ vero che c’è stata una letterina del ministero, datata due giorni dopo la celebrazione del ballottaggio a Siena. E’ uno di quei casi che non so se accadono per caso.
Gli organismi di vigilanza, poi, il ministero, Banca d’Italia, ci devono dettare oggi la ricetta per il futuro, dopo avere loro stessi tenuto un comportamento così gravemente lacunoso, omissivo, sbagliato, dannoso per la comunità senese, e non solo, anche regionale e nazionale? Oggi ci dicono come fare, ma speriamo che abbiano ragione! Ma chi in passato ha sbagliato così gravemente deve per forza avere ragione? Potrebbe sbagliare nuovamente? Io me lo domando.
Io, intanto registro che non c’è, né nella mozione del PD, né nelle dichiarazioni rilasciate dal presidente Mancini nel recente incontro, né scritto da nessuna parte, nessuna garanzia di mantenimento della senesità dopo l’assemblea della Banca del 18 luglio. Si dà l’ennesima carta bianca e si spera bene, ci si rimette al buon cuore di chi dovrà decidere da allora in poi. Nessuna garanzia, nessuna carta scritta, imbrattata, inchiostrata, niente. Si dice: fate come volete, e vogliateci bene! Questo è il messaggio che dà il consiglio comunale di Siena, ma mi pare un po’ poco.

Accanto a Mussari e a Profumo – questa è la verità – a Mussari ieri e a Profumo oggi, c’era e c’è lo stesso dominus politico. Se ha sbagliato prima, è detto che faccia bene ora? E così questo cnsiglio comunale – a maggioranza, sia chiaro, non nella sua interezza – viene regolarmente umiliato e svilito. Questo consiglio comunale che ha una certa composizione, che rispettiamo e accettiamo naturalmente, anche grazie alle promesse fatte in campagna elettorale agli elettori senesi, che vi hanno votato, e vi hanno fatto diventare maggioranza, promesse che ora vengono tranquillamente ridiscusse.
Non accetto, poi, non accetto nel modo più assoluto corresponsabilità per gli errori fatti nel passato perché, avendo fatto parte delle Liste Civiche Senesi, posso affermare che in quest’aula e nelle aule deputate, in sede di commissione, conferenza dei capigruppo e quant’altro, ai sindaci Cenni e Ceccuzzi, al presidente Mancini, ai vari direttori della Fondazione che di sono avvicendati, Parlangeli, Cardinali, e oggi Pieri, Di Cunto e quant’altri, abbiamo sempre detto la nostra in merito a tutti gli argomenti scottanti che hanno fatto così tanto danno: mantenimento del 51 per cento del capitale della Banca, obbligazioni Fresh, aumenti di capitale vari eccetera. Abbiamo sempre messo in guardia, dati alla mano, e meglio di tutti noi, all’epoca, il collega Campopiano, che certamente se ne intende di queste faccende, e non ci avete, non ci hanno ascoltato, mai. Meglio sarebbe stato per tutti, noi per primi, se avessimo avuto torto. Purtroppo avevamo ragione, e abbiamo avuto troppa ragione, ce ne bastava anche un po’ meno.
Se, purtroppo, abbiamo avuto ragione ieri, è detto che abbiamo torto marcio oggi? Ma ci volete riflettere un pochino? Un po’ di prudenza vi consigliamo, niente di più, niente di sconvolgente.
Non tutti erano d’accordo su queste scelte sciagurate, che hanno tolto il futuro alla nostra comunità. Quindi faccio un appello, non tanto alla maggioranza, con cui ci siamo già confrontati nella stanza accanto abbondantemente, quanto al sindaco Valentini in prima persona, che ha gli occhi di tutti addosso e che ha la mia stima. Le domando: come voterà? Lei personalmente come voterà sui documenti che sono in discussione? Guardi che la stanno osservando gli occhi di tutti i senesi di oggi, ma mi verrebbe da dire anche di ieri e di domani. Lei si assume una grande responsabilità, credo che ne sia consapevole. Ecco, non abbia fretta! Un consiglio detto da una persona che la stima: non abbia fretta di entrare nella storia! Altri protagonisti, in questa vicenda, loro malgrado, e purtroppo per noi, ci sono già entrati. Lei non abbia fretta di entrare nella storia, si dia il tempo necessario di entrarci magari per la sua bravura di amministratore, e noi speriamo che lo sia, perché c’è bisogno di un’amministrazione decente, e con il contributo di tutti. La crisi è grave , bisogna lavorare per uscirne, quindi si dia il tempo di entrare nella storia piano piano, nella quotidianità delle scelte che questa amministrazione farà. Non ci entri con il voto di oggi, per come voterà lei e per come farà votare la sua maggioranza.
Io credo che la volontà di raggiungere un consenso unanime sia un patrimonio che questo consiglio comunale doveva, e forse, non so se siamo ancora in tempo, dovrebbe ancora esprimere, perché dare un messaggio univoco, unitario, forte alla Fondazione, al di là dell’obbligo di seguirlo o meno, sarebbe veramente un segnale di responsabilità politica, e quantomeno la nostra coscienza sarebbe salva. Non si vuole assolutamente limitare la libertà della Banca e dell’attuale dirigenza di fare quello che le pare, si vuole solo dare il mandato alla Fondazione per porre qualche argine, per superare questa tagliola del 18 luglio.
In fondo chiediamo di prendere tempo. Noi abbiamo firmato originariamente una mozione in cui si chiedeva alla Fondazione di votare contro alla rimozione del vincolo, ma saremmo anche addivenuti a condividere un documento unitario per chiedere tutti insieme un rinvio della decisione. Non è scritto nella Bibbia che entro la fine di luglio si deve per forza decidere, non mi pare che sia scritto nella Bibbia, se ben mi ricordo.
Quindi, signor sindaco, dimostri questa volontà. Anche lei ci teneva, e spero ci tenga ancora, a un consenso unanime, forte del consiglio comunale. Dimostri questa sua volontà, la sua autonomia vera, la sua libertà, la sua capacità, ora deve dimostrare di essere il sindaco di tutti i senesi. Mi rendo conto che la rimozione del vincolo è una questione delicata e importante, non si può semplificare, non si può farne una questione solo ideologica e tantomeno strumentale. Ci sono dei risvolti economici, giuridici, importantissimi, ma in fondo chiediamo solo di prendere tempo, di non avere tutta questa fretta. Il nostro intento di senesi, prima ancora che di amministratori, è di non correre il rischio di mettere il Monte in mano, come ha detto Aurigi – naturalmente è una possibilità che non è detto si realizzi – alla Russia di Putin. Se è vero che Profumo è socio in una banca russa… e se poi arriva un socio russo? Non lo so, ma fosse anche un socio italiano, o cinese, o tedesco… ma vogliamo darci un po’ di tempo per far sì che sia la Fondazione, con la vendita che necessariamente dovrà fare delle sue azioni, a scegliere un socio di riferimento, senza rimuovere necessariamente questo vincolo il 18 luglio? Vogliamo avere qualche garanzia in più? Perché dal 19 luglio, una volta che la Fondazione avrà votato – e non abbiamo dubbi che lo farà, specie dopo che a maggioranza sarà approvato il documento del PD – sarà possibile qualsiasi cosa, anche che questa comunità, che dal 1472 ha insegnato al mondo come si fa banca, come si producono valori sociali attraverso una banca, finisca in mano ad un socio russo. Ma è questo che vogliamo? Perché questo potrà accadere. Non è detto che accada, speriamo di no, ma sarà possibile che accada. Fidarsi in passato ha portato al disastro. Fidarsi ora a cosa porterà? Non lo so. Io vi invito a pensarci seriamente. Diamoci, dunque, il tempo di avere garanzie concrete, non accettiamo di subire diktat da nessuno, almeno – e questo lo dico perché costretto, perché un filo di speranza mi resta di poter raggiungere un’unanimità, anche se ormai i maggiori tentativi mi pare che siano stati fatti – non con il nostro consenso, non con il consenso di chi vi parla e di altri undici consiglieri comunali, che pur da posizioni diverse, si trovano uniti. E sono convinto che rappresentano in realtà la maggioranza dei senesi (scusate questa presunzione), si trovano uniti su questo punto: diamoci il tempo di avere garanzie concrete, che ora non abbiamo, e il 18 luglio difficilmente le avremo.
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