Libero Contributo – Ma se i NOMINATI PD versano il 30 per cento al PD, i NOMINANTI PD sono o non sono in CONFLITTO DI INTERESSI?

La prima domanda che si dovrebbe fare è la seguente: quanti, fra i nominati, sono iscritti al PD? Tale domanda ha un senso perché, nella quasi generalità dei casi, i soggetti nominanti – persone fisiche o assemblee societarie o consortili che siano – sono chiaramente espressione diretta o in buona misura riconducibili al PD. E la cosa va messa in relazione, per esempio, con la “Carta di Pisa”, documento etico sottoscritto anche dal Comune di Siena. Si fa un gran parlare delle nomine, ed in particolare della qualità delle nomine, fatte, in generale, dal “sistema Siena” imperniato sul PD.

L’articolo 7 della “Carta di Pisa” prevede che sono considerate situazioni di conflitto di interessi “la sussistenza di interessi personali dell’amministratore che interferiscono con l’oggetto di decisioni cui egli partecipa e dalle quali potrebbe ricavare uno specifico vantaggio diretto o INDIRETTO”, e “l’appartenenza a categorie, associazioni o gruppi, in virtù della quale l’amministratore acquisisca un vantaggio personale da decisioni cui egli partecipa”.

Tale disposizione, che con diverse espressioni si potrebbe riscontrare anche in vari passaggi di norme legislative in vigore, va poi messa in relazione con le norme contenute nel Regolamento finanziario del Partito Democratico, Coordinamento territoriale di Siena, approvato all’unanimità dall’assemblea provinciale del PD il 29 settembre 2008. Si tratta di regole tanto specifiche e cogenti che non ci risulta siano presenti in altri partiti.

Allora leggiamole, queste regole. Recita l’articolo 28: “Gli eletti e/o nominati presso enti pubblici e gli incaricati presso altri soggetti pubblici o privati, ai sensi dell’articolo 23 comma 2 dello statuto nazionale nonché dell’articolo 36 comma 8 dello statuto regionale, hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito, versando alla tesoreria una quota dell’indennità e degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta”. “Il mancato o incompleto versamento del contributo è causa di incandidabilità a qualsiasi altra carica o designazione da parte del PD”. Inoltre, ciò sarebbe “giusta causa per la sospensione del rilascio dell’adesione”, cioè della tessera del PD.

L’articolo 30 precisa che “tutti gli iscritti al PD chiamati a svolgere incarichi, dove sono previste indennità o gettoni di presenza, sono tenuti, prima dell’accettazione, a sottoscrivere un impegno teso a riconoscere e rispettare le norme” del Regolamento finanziario. L’articolo 31 puntualizza che “gli iscritti al Partito Democratico, o aderenti a gruppi del PD, eletti o nominati a cariche istituzionali, o nominati in enti, società e aziende, sono tenuti a versare un contributo, NON INFERIORE AL 30 PER CENTO della indennità di carica o dei gettoni di presenza, calcolato sul LORDO del percepito”.

Dunque, a questo punto, la domanda fondamentale diventa la seguente: gli amministratori iscritti al PD, quale serenità di giudizio possono avere nello scegliere i nominati fra candidati iscritti anch’essi al PD, che VERSERANNO DENARO AL LORO STESSO PARTITO, e candidati non iscritti al PD? Esiste o no un CONFLITTO DI INTERESSI, almeno indiretto, come quello previsto dalla “Carta di Pisa”?

Marco Falorni – Impegno per Siena

One reply to “Libero Contributo – Ma se i NOMINATI PD versano il 30 per cento al PD, i NOMINANTI PD sono o non sono in CONFLITTO DI INTERESSI?

  1. Bravo Falorni! Molto giusto. Ma partiamo da un principio: si punisce il voto di scambio ma quando un Renzi per non far nomi regala 80 euro al mese a 11 milioni di elettori come può essere definito nella sostanza un fatto del genere?
    Ora il PD pare scatenato per questo Clarich che nulla sa di banca e che non si sa che cosa sappia di Siena (chi sa se ha mai scritto un rigo?), ora se vine nominato non si sentirà obbligato a favorire quelli del PD?

I commenti sono chiusi.

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