Qualche giorno fà, da romantica “lastraiola”, volendo ripercorrere i territori delle Contrade della mia Città, per riuscire a partecipare a pieno anche all’iniziativa “InContrada”, ritrovo intatto quello spirito che giornalmente quando attraverso queste nostre vie di lastre di pietra serena, mi fa sentire cittadina di oggi in un mondo di ieri.
Con la musica alle orecchie, calpestatrice di uno scenario lontano che rimane intatto se non fosse per le vetrine in cui non si riflettono donne vestite di color cencio e garzoni con galline e ceste, né artigiani e fabbri con i loro arnesi da lavoro, né i sarti coi banchetti fuori dall’uscio di case che non hanno gradini ma stanno sul livello della strada.
Quanto sono affascinanti le nostre contrade.
Piccole porzioni di una città neanche tanto grande.

A volte ciascuna di esse è un reticolato di vie, a volte un gruppo di case sparse lungo una distesa di vegetazione, separate da porte o da varchi, più o meno vicine alla mitica Piazza, che per secoli hanno operato come tanti formicai, come fucine di idee e luoghi di tutela delle tradizioni, laboratori di vita e d’arte, comunità di solidarietà e soccorso reciproco.
La conservazione, la valorizzazione, l’attaccamento a ciò da cui veniamo, le strutture secolari di organizzazione e gestione, l’opera di trasmissione di valori e storie di un tempo ai nostri cittini, hanno permesso alle 17 Consorelle di vivere come organismi pensanti all’interno di diversi sistemi di governo.
Ho trovato, alla pagina dopo il frontespizio di una tesi di laurea di una giovane laureanda in Scienze della Comunicazione, una dedica al padre e alla contrada:
“A (…), l’uomo di cui mi onoro di esser figlia,
e alla Civetta, il popolo di cui mi onoro di far parte:
con riconoscenza, per gli insegnamenti ricevuti e i rimproveri subiti,
perché in entrambi i casi è grazie all’affetto incondizionato
e alla volontà di trasmettermi dei valori,
se oggi posso sperare di essere una persona per bene e una buona contradaiola.”
E’ con questo spirito che sarebbe stato necessario guidare l’iniziativa di apertura dei Musei delle Contrade e l’iniziativa “InContrada”.
Con il rispetto per luoghi che non si smerciano come mele o patate sui banchetti di un mercato.
Perché questa Amministrazione tutto svende, e insozza di banalità le nostre radici perché non le conosce.
E ancora con la riconoscenza per quei contradaioli e contradaiole che, prima che cittadini e cittadine, dedicano con passione il loro tempo, il loro lavoro, le loro intelligenze e anche i loro spiriti notoriamente “fumini”, alla comunità in cui hanno i natali.
Perché nella propria contrada si nasce, e di contrada si vive.
Invece cosa fa questa Amministrazione? Bypassa.
Si, bypassa l’autonomia delle Contrade, e offre 11,00 € ad ingresso nei musei delle consorelle alla Civit Group come ringraziamento per l’organizzazione, 5,00 € al Comune e soli 3,00 € alle Contrade. Si entra cioè in casa degli altri, con atteggiamento da padroni, senza essere invitati e neppure senza chiedere il permesso. Nessun coinvolgimento dei popoli delle contrade. Come se non fossero proprio i popoli delle 17 Contrade a fare il Palio, ma fosse proprio quest’ultimo a materializzarsi improvvisamente due volte all’anno facendosi da solo.
Giusto, siccome i Musei di Contrada funzionano e sono mantenuti dalla dedizione del Comune, non da quella dei contradaioli, eh si fa quello che gli pare!!! … tanto ormai ci hanno abituato così… oppure al massimo, per riparare alla figuraccia, si prende un noto fantino e gli si chiede l’autorizzazione a mettere la sua firma su un articolo scritto altrove dove il fantino stesso diventa un esperto di management turistico e loda iniziative come “InContrada”: per la cronaca c’è ancora mezza Siena che si piega dalle risate per tale articolo.

Ma andiamo oltre.
Questa manovra ha evidenziato l’invadenza degli amministratori a braccetto con le lobby della cultura (in odore se non di conflitto di interessi quanto meno di dubbia etica).
La giustificazione data è stata quella che trattandosi di un evento singolo non fosse necessario, così i priori non hanno interpellato le assemblee di contrada e i responsabili dei Musei si sono trovati a dover accettare un’imposizione non gradita, tanto che qualcuno ha chiesto pubblicamente spiegazioni e si è innescato un giro di telefonate immantinenti al dito del fanpage Valentini che fremeva in tasca già in riunione con l’Assessora e il Rettore.
Perché ci sono rettori e rettori, i gusti son gusti, ci sono quelli universitari a cui si caverebbero gli occhi e quelli che le malelingue li annoverano tra gli intimi.
L’amministrazione comunale evidentemente godeva come al solito di tempi stretti, e ha ben pensato di ridurre le contrade come riduce i suoi uffici a dover correre ai ripari all’ultimo minuto e a produrre pezze rattoppate. L’errore commesso è stato quello di fidarsi di quella macchietta del Don, che avrebbe tenuto la bocca chiusa almeno fin quando non fossero stati fatti i passaggi dovuti per far ingoiare ” ‘sta pasticca ” alle Contrade: peccato dopo mezz’ora era già a fare il “ganzino sul Faccialibro” masturbandosi con le sue parole per dire quanto era bravo, facendo andare di traverso la cena all’infiltrato delle Contrade nel Comune che aveva condotto la trattativa. Che FIGURONA!!!
Solo che le Contrade non sono alle dirette dipendenze, e non meritano le briciole come i bistrattati dipendenti comunali perché la torta la si riserva a terzi, come per i tanti servizi che vengono esternalizzati ai soliti come corsi e ricorsi storici: uno a te e quest’altro a te.
Le Contrade hanno amministrazioni proprie, gestioni proprie, storici, artisti, guide che possono soppiantare benissimo e in modo eccellente un’organizzazione esterna, per lo più non cittadina.
Con le difficoltà lavorative e di conseguenza sociali che vivono i giovani, e non solo, delle nostre Contrade si sarebbe potuta innescare una politica di sostegno all’impiego ricorrendo a quello stesso strumento che l’Amministrazione comunale vanta di aver approvato dopo Bologna: il Regolamento sui beni comuni.
Mancuso ne ha riempito le sue fanpage e dopo mesi dimostra di non aver capito neppure di cosa si tratta.
Su Bastardosenzagloria replica alla nota redazionale “Civita mette le mani sui musei di contrada e il regolamento sui beni comuni?” come segue:
“Se posso, prima di giudicare aspetterei e capirei in cosa consiste il progetto (magari andando ad ascoltare la conferenza stampa). Poi, il regolamento sui beni comuni funziona, come funzionerà (vedi ass. Le Mura e altre iniziative) quando i cittadini singoli o associati (contrade comprese) presentano progetti non se l’amministrazione impone. È proprio il paradigma che è diverso: si chiamano appunto patti di collaborazione sulla cura, gestione condivisa e rigenerazione dei beni comuni urbani. Principio di sussidiarietà (art. 118 della Costituzione). Cosi come per il patrimonio culturale: passare dalla fruizione passiva al legame attivo e ‘affettivo’ dei cittadini con il bello che ci circonda. La cornice culturale europea esiste già: è la Convenzione di Faro, in vigore dal 2011 alla quale abbiamo aderito nel 2013 ma che l’Italia dovrebbe ratificare quanto prima. Saluti”.
Peccato che il Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani di cui tanto ci si vanta al Capo I – Disposizioni generali – all’ art. 1 (Finalità, oggetto ed ambito di applicazione) riporta: “Le disposizioni si applicano nei casi in cui l’intervento dei cittadini per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani richieda la collaborazione o risponda alla sollecitazione dell’amministrazione comunale”; e all’art. 2 – Definizioni – lettera d) Proposta di collaborazione, al secondo verso: “La proposta può essere spontanea oppure formulata in risposta alla sollecitazione del Comune”.
Deduco che l’amministrazione ovviamente non può imporre, come affermato dal Vicesindaco, ma nel caso lo ha fatto, ma sollecitare.
Figuraccia riempirsi la bocca di approvazione di primati che poi dalle dichiarazioni rilasciate risultano essere sconosciuti, o poco studiati, o poco letti, e dovremmo anche venire alle conferenze stampa ad ascoltare lezioncine preparate.
Invito a leggere attentamente ciò che viene sponsorizzato come italian record dall’amministrazione comunale.
Perché allora le contrade non sono state “sollecitate” in merito prima di intraprendere una iniziativa così poco fruttifera?
La risposta è ovvia: “InContrdada” è stata un’iniziativa imposta e decisa a tavolino.
Le dirigenze contradaiole, e non solo, così come le voci dell’opposizione in Consiglio, non lascino passare tale mancanza visti gli sforzi che vengono fatti dai cittadini per amore di contrada, perché questo è uno dei segnali che giungono da questa amministrazione irrispettosa, volendo parafrasare, del lavoro associativo svolto da secoli dai senesi, per i beni urbani comuni.
Mara Morini
Ma c’è un’altra cosetta che non torna, amica mia.
Un amico giornalista di qui, Padania della nebbia che più nebbia non si potrebbe, mi ha fatto regalo del dischetto distribuito ai giornalisti il giorno della conferenza stampa per dare pubblicità all’iniziativa. Mio Dio!
E’ qui che vien fuori una cosa per nulla simpatica che forse sulla stampa locale è stat discussa ma di cui durante le feste nessuno mi ha parlato, forse per non rovinarsele e non rovinarmele.
Una contrada è stata in assoluto favorita rispetto alle altre nelle foto messe a disposizione della stampa! La serie si chiude con una del Bruco (per bontà del Rettore del Magistrato) ma alcune contrade sono DEL TUTTO assenti. Non ho nulla contro la privilegiata anzi (e infatti non voglio neppure nominarla) e mi meraviglia che si sia prestata visto quanto è rispettosa delle tradizioni e i personaggi validi che ha, che di palio e contrade ne sanno e ne scrivono in continuazione.
La frittata è fatta, cioè un’altra. Il mio amico conoscendo e amando Sienasi è meravigliato tanto che non ha usato il dischetto, ma ha capito che c’è qualcosa che non va anche al di fuori del MPS. Pensare che il Cosorzio è sempre così attento! Salvo che per quello che si fa a Siena? Triste storia, da carbone, da tonnellate di carbone. In una città serie si chiederebbero le dimissioni. Ma non è successo per motivi ben più gravi. Vorrei sentire Sua Beltà che ha da dire. Se mai se ne è accorto. Cosa di cui dubito, anche se ha visto il dischetto. Mi dicono che è andato a visitare la Biotech: bontà sua. Siete salvi, cari dipendenti.
Gravissima questa cosa, spero che la cosa non finisca qui. Certi signori devono essere allontanati dall’Istituzione per eccellenza delle Consorelle. Il carrierismo alle spalle degli altri deve finire. Se al popolo della propria Contrada va bene, nulla da obiettare: se lo tengano pure.
voglio vedere chi altri è al corrente tra i lettori del blog: che ne pensano? prego, esprimetevi
ANSA: Comune di Siena – rimpasto di Giunta – Pallai e Mancuso a casa. Equilibrio di genere inalterato entrano Masi e Petti.