Che dire la storia continua, questo scambio civile di articoli alimenta la discussione, i lettori potranno farsi un’idea. Ho ricevuto questo articolo di Pierluigi Piccini e lo pubblico in risposta a quello di Fulvio Mancuso… Che sia finita qui? Vedremo… Buona Lettura
No, no le cose stanno in un altro modo e la storia è ben diversa. Per rispondere allo sconclusionato articolo del vicesindaco mi ci vorrebbero una trentina di pagine vista la poca chiarezza del suo argomentare. Spazio necessario per rimettere gli argomenti in fila e argomentare punto su punto. La prima considerazione e sarò molto essenziale nelle risposte, è che il sig. Mancuso usa il passato a piacimento, quindi la sua storia viene utilizzata a comando quando fa comodo, un po’ come la famosa ciccia di troia per dirla alla senese. Vede sig. vicesindaco gli advisor internazionali non fanno una valutazione di merito si limitano a dire se le poste sono state contabilizzate regolarmente in base alle leggi in vigore nei singoli Paesi, dall’alto della su scienza lo dovrebbe sapere. A differenza degli advisor internazionali c’è chi in tutti questi anni ha detto che le cose non andavano e lo ha detto nei giornali (Zoom), nelle assemblee ed è stato deriso o lo ha detto, come ho fatto io, in consiglio comunale ed è stato attaccato sul piano personale. Non si meravigli se i giornali sono stati in silenzio, sapendo che per iniziative pubblicitarie o come si vogliono chiamare sponsorizzazioni nelle famose annate di delirio collettivo sono stati impiegati quasi 700 milioni di euro; in pubblicità è difficile prendere la parola per denunciare le cose che non vanno. E che non andavano è stato chiaro in modo inequivocabile dal 15/6/2008 quando è stato reso noto il prospetto sull’aumento di capitale per l’acquisto dell’Antonveneta, tutti zitti tranne un ristretto gruppo di persone. Persone che dovevano studiarsi attentamente i documenti per capire quello che stava succedendo, con un rischio: che se avessero sbagliato ci sarebbe stata la querela e l’attacco personale. Lo abbiamo fatto in pochi e perché non lo avete fatto voi che ricoprivate incarichi nel gruppo del Monte? Lo stesso anno 2008 in cui la banca fa il miglior bilancio della sua storia, qui inizia il tracollo definitivo, distribuendo patrimonio, distribuzione che serviva a comprarsi il silenzio, lei dove era all’epoca? Io lavoravo in banca e non ho mai avuto paura a dire che le cose non andavano e che sarebbe finita male. Oggi la città ha perso la banca e c’è da augurarsi che venga gestita meglio in modo da poter almeno ottenere qualcosa di sicuro per chi lavora e possibilmente una presenza sul territorio. Ma se andrà bene o male, oggi non è più un problema di Siena, ma dei soci, fra i quali la Fondazione conta pochissimo. A proposito della Fondazione, parliamo al presente visti i rischi di sparizione che sta correndo, fatevi attori di una iniziativa: Clarich, da voi nominato, renda pubblici tutti i dati e non si nasconda dietro dei fumosi programmi. Renda pubblici i dati della Sansedoni e voi paladini del nuovo e della trasparenza pretendete che il presidente della Fondazione venga in Consiglio e informi i consiglieri. È avvilente sentire il sindaco che, in una intervista inutile, per altro, come quella che ha rilasciato oggi, dica: “mi dicono”. Mi dicono? Ma sul passato che le fa comodo voglio comunque rispondere. La Banca 121 è costata 1 miliardo e 250 milioni pagati interamente dalla banca al 50% perché l’altro 50% fu liquidato in carta contro carta (il problema di Palermo è il traffico). Quindi non ha pesato ne sulla Fondazione, ne sulla città. Ma, comunque, se vuole saperne di più visto che due attori come Stefano Bellaveglia e Carlo Turchi ci hanno purtroppo lasciato, si può sempre rivolgere a Pierluigi Fabrizi e Antonio Vigni. Quest’ultimo, è colui che le manine nella due diligence ce le ha messe e che tanta carriera ha fatto successivamente anche con l’appoggio dello stesso sindacato. Se l’avessi fatta io, come lei vuole insinuare, con molta probabilità, avrei potuto ricoprire la carica di presidente della Fondazione nel 2001, ma così non è stato. Fateci vedere ora, voi, cosa siete capaci di fare sulla Fondazione e la Sansedoni a partire, proprio, da un corretto rapporto con la città, senza confondere la riservatezza con la dovuta e necessaria trasparenza.
Guardi che si sbaglia su B121. Giusto il prezzo, ma Mps in contanti ha pagato molto meno.Il contratto di compravendita prevedeva (22% in contanti, non il 50%) e il resto 78% (non 50%) in azioni Mps. Dunque Mps non sborsò 625 milioni di euro, ma bensi 275 milioni di euro.
Sono intervenuto nel fb del Muzzi cui rinvio prr un discorso generale. ..è tempo di metodo più che di dettagli o punzecchI atte varie….così non ne usciamo. ..