Nella tarda serata del 19 febbraio 2016 è morto a 84 anni Umberto Eco, scrittore, semiologo e grande esperto di comunicazione, al quale era stata conferita proprio lo scorso anno la laurea honoris causa in “Comunicazione e cultura dei media”, dal Rettore dell’Università di Torino.

Memorabile in tale occasione il suo intervento di forte critica nei confronti dei social media, dove li accusava di dare “diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solamente al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli”.
Questo suo pensiero sui social network lo riprenderà e lo svilupperà anche in altre occasioni, scatenando come prevedibile accese polemiche.
Non ho adesso intenzione di infilarmi nei meandri di queste polemiche, ma semplicemente partire da alcune considerazioni fatte da questo grande uomo di cultura per poi passare a fare delle osservazioni sul degrado della comunicazione di alcuni Amministratori e sul loro sempre più totale allontanamento relazionale con la città.
Nel tempo dei social network anche la comunicazione istituzionale e politica cambia, e su questo non ci piove.
Se Marco Travaglio ha etichettato l’atteggiamento del premier Matteo Renzi come bimbominkia (nel gergo giovanile, chi sul web si comporta in modo infantile e irriguardoso), a confronto l’atteggiamento e la comunicazione di certi Amministratori locali sono totalmente deleteri, da sparo.
Usano uno stile autoincensatorio (“ma quanto siamo bravi, siamo i migliori di tutti e anche i più belli”) stucchevole, inopportuno ma soprattutto, la loro azione, è quasi paragonabile a quella di alcuni “cyberstalking”, che tempestano la piazza social di mitragliate di post autoreferenziali, con una tracimante ondata di selfie in tutte le posizioni o nauseanti descrizioni di loro pranzi, camminate, corsette, o stupidaggini non richieste e poco istituzionali su come impiegano il loro tempo: è questo, credo, il loro caso.
In molti ritengono che l’uso smodato di Facebook causa ossessione e dipendenza, con conseguenti diverse problematiche comportamentali che coinvolgono chi ne abusa, portando alla perdita comportamentale dell’inclusività: è questo, credo, il loro caso.
La Facebook-addiction (dipendenza) può diventare una problematica reale in grado di influire negativamente sui comportamenti delle persone e, nel caso di certi Amministratori che ne abusano, ad assumere un atteggiamento molto social e poco sociale, in poche parole ad isolarsi: è questo, credo, il loro caso.
Nel caso del Comune di Siena, effetto diretto di questa problematica è il totale allontanamento dalla società cittadina, dai cittadini appunto, dai loro bisogni e priorità, verso i quali diventano praticamente degli estranei, così come estranei sono verso i dipendenti della propria Amministrazione: ormai leggiamo settimanalmente comunicati dei sindacati e delle RSU di denuncia, prese di distanza, rivendicazioni, ecc… . Basta conoscere un qualsiasi dipendente comunale, di un qualsiasi ufficio, e chiedere cosa ne pensa dell’attuale situazione.
Facebook può causare insoddisfazione verso se stessi e soprattutto una sensazione di insoddisfazione e incomprensione. Moltissimi aggiornamenti di stato su Facebook sono creati ad hoc, come rigurgito di un impulso istintivo, per esternare (anche fingendo) un qualunque momento felice della propria vita, per esaltare un proprio operato, anche quando questo in realtà è apprezzato da pochi (la tecnica di nascondere la polvere sotto il tappeto) oppure di appropriarsi di meriti o successi che non sono stati determinati da loro, alcuni dell’attuale amministrazione senese sono imbattibili in questo.
Tale bisogno deriva dalla necessità di affermazione di se stessi, dalla volontà di dipingere un sé migliore e dai reflussi di un contesto sociale con cui non c’è ormai più nessun dialogo, nessuna condivisione, nessun riconoscimento: l’alienazione degli Amministratori dai propri amministrati.

È inoltre curioso notare come, nonostante la crescente preoccupazione per la mancanza di privacy provocata dalle attività online, vi sia ancora un certo numero di persone, in questo caso Amministratori, che al contrario condividono volontariamente le proprie cose personali, in maniera esasperata, con magari la speranza di raggiungere una misera, quanto pia illusione, gratificazione che deriva dall’esser ascoltati e sostenuti dai propri cittadini. Soddisfare però questo bisogno in maniera eccessiva va ad alterare la capacità di capire ciò che è opportuno condividere e ciò che sarebbe opportuno mantenere nella propria sfera privata e pertanto può causare successivi possibili rimpianti e dunque anche in questo caso effetti collaterali ed indesiderati a livello di immagine. Imbarazzanti sono alcuni Amministratori che non hanno neppure il pudore e la sensibilità nel postare ripetutamente foto di propri cari o, peggio ancora, di figli minorenni, anche a rischio di una loro esposizione o della loro stessa sicurezza… . mah…
Inoltre Facebook può causare anche paranoia: «perché in pochi o nessuno condivide il mio post? Perché è commentato dai soliti tre gatti? Perché in pochi mettono mi piace?». Questo accade quando si ripone eccessiva fiducia in questo mezzo, in modo unidirezionale, eleggendolo come strumento primo di socializzazione (rinunciando a tutti gli altri spazi di condivisione), aumentando così il pericolo di una deriva paranoica. Questo spiega ad esempio l’atteggiamento ostile di questi Amministratori nei confronti dei loro dipendenti, a tal punto da averne portato un loro quasi totale allontanamento (eccetto per i 2 o 3 accoliti raccomandati o i parenti, a quanto si dice).
Tutto ciò è estremamente triste, misero, tapino, ma come recentemente ci ha dimostrato il partito che regge (o distrugge) questa città in occasione della mozione di sfiducia al sindaco, questo è quello che si meritano i senesi, quindi va tutto bene.
Proprio per capire meglio i pericoli che si celano dietro a certi strumenti, anche quando utilizzati dalle istituzioni e per capire meglio la fragilità di certi Amministratori che ne abusano e ne fanno un uso distorto rimanderò a successivi appuntamenti per una piccola riflessione sui selfie e sulla sindrome della logorrea convulsa.
Mara Morini
Chapeau signora MoriniE