La Rubrica di Mara Morini – LOGORREA COMPULSIVA

Mara nell'ombra bacchetta Don Brunetto
Mara nell’ombra bacchetta Don Brunetto

Dopo aver ragionato sul degrado della comunicazione dell’istituzione cittadina principale, dell’abissale distanza degli Amministratori dai cittadini e della dipendenza da selfie da cui sono affetti, affronterò oggi il tema della logorrea convulsa che genera dipendenza.

State pensando adesso a qualcuno? Vi viene in mente di aver recentemente assistito ad un fiume di parole prive di contenuti? Di personaggi come questi a Siena ce n’è uno che tutti gli altri al confronto son nessuno: Don Brunetto for ever.

Vari i collaboratori che in diversi momenti gli si sono affiancati e che, sentendolo parlare in pubblico, imbarazzati incassavano la testa nelle spalle pensando: “ma che cavolo sta dicendo?”.

Manifesta infatti di parlare incessantemente credendo questo un modo per ottenere dagli altri l’attenzione e l’approvazione.

Più semplicemente potremmo leggere l’onnipresente parola come il tentativo di riunire fila e ranghi, ma potrebbe trattarsi di manifestazione compulsiva, patologicamente riconoscibile, di colui che non si riesce a dare a se stesso attenzione e approvazione ottenendola tramite interazioni soddisfacenti con gli altri.

In genere chi parla troppo, chi è afflitto da logorrea convulsa, di cui si intende non solo la comunicazione vocale ma anche il fiume di messaggini, banali interviste ad hoc, foto e fotine, non distingue tra pensieri ed emozioni che hanno particolare valore e stupidaggini.

Tecnica o personale problematica , se ci è o ci fa è arduo distinguere.

Fatto sta che a furia di monologhi assorbe l’energia degli ascoltatori, sicché viene a noia e collaboratori e cittadini non reagiscono.

I discorsi interminabili incidono negativamente sulla qualità e quantità dei rapporti soprattutto quando, come nel caso di Don Brunetto, non sia ha minimamente idea di cosa si sta dicendo.

Di quelli personali affar suo, ma di quelli che lo vedono personaggio pubblico e rappresentante delle istituzioni non è piacevole per la cittadinanza ritrovarsi rappresentati da un parlatore compulsivo dalle vacue argomentazioni, spesso supportate da situazioni decisamente distorte o strumentalizzate.

Come già detto in un precedente articolo (“L’invasione degli imbecilli”) il rifugio dietro un profilo social non supera l’empasse, e non è di certo l’unico a ricorrere a tali strumenti di socializzazione piuttosto che riferire nelle dovute sedi.

Si genera così confusione, un voluto depistaggio, che avviene anche con cose assolutamente vane, come i post fatti dal soggetto in questione su FB sulla sua regola dei tre gatti paragonati ai tre figli (28 febbraio) oppure le scampagnate in bicicletta documentate da foto (sempre 28 febbraio) mentre sta affrontando un torrente… mah… anzi blah…

Riconosciuto come una dipendenza, il parlare in modo convulso agisce come un aspirapolvere di comprensione e riconoscimento dagli altri e quale forma di attenuazione di ansia, riempirà il personale vuoto emotivo, ma non certo il vuoto istituzionale.

Ecco come spiegarsi interventi sempre sui social a parlare dei cestini dell’immondizia (5 marzo) o della sua emozionante esperienza nella partecipazione alle Strade Bianche.

Non una parola però sul suo rinvio a giudizio, sulla imbarazzante superficialità con cui è stata gestita, anche a livello comunicativo, la vicenda della frana di via Peruzzi, l’estraneità e l’indifferenza che ormai corre fra il Sindaco e i dipendenti del Comune o fra il Sindaco e i senesi, o tanti altri problemi veri, impellenti e importanti per questa città.

Mara Morini

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